Sai cos’ha in più un acquario Marino rispetto al Dolce?

Marino e acqua dolce, due mondi completamente diversi, sia come costi che come conoscenze e tecnica.
Abbiamo studiato nel precedente articolo che nell’acqua dolce il ciclo dell’azoto si ferma ai Nitrati (no3), nel marino invece avremo la chiusura del ciclo dell’azoto, ovvero una parte di questi No3, venutasi a formare nel nostro acquario, verrà trasformato in azoto gassoso, ad opera di batteri anaerobici presenti all’interno delle rocce vive.
Ebbene sì: quando parliamo di marino, non può non comparire il termine rocce vive, queste possono essere artificiali o naturali (prelevate direttamente dal luogo di origine vedi Bali o le famose rocce delle isole Fiji), e sono il cuore pulsante della vasca marina.
Si definiscono vive dato che con se portano una miriade di forme di vita, dai betteri,allo zooplancton, agli invertebrati, policheti, platelminti, ofiure ecc…
Infatti una delle caratteristiche più spettacolari del marino è proprio questa: con la maturazione della vostra vasca (maturazione molto più lunga e complessa rispetto ad un acquario di acqua dolce), vedrete la comparsa giorno dopo giorno, mese dopo mese di organismi che in realtà voi non avete inserito volutamente.
Le rocce del marino, per essere di buona qualità, devono essere soprattutto leggere in funzione del loro volume, questo vi garantirà una elevata porosità della rocce con la conseguente formazione di colonie batteriche ricche e funzionali nell’ecosistema del vostro acquario.
Mentre nel dolce si usa il classico filtro meccanico/biologico, il marino funziona in maniera completamente diversa, dato che un filtro non è nient’altro che un produttore di nitrato che per quanto possa essere smaltito in minima parte dal sistema in se non deve essere superiore ai 20/30 mg/l: superate queste soglie noteremo già un rallentamento dell’accrescimento dei coralli duri mentre i coralli molli hanno un maggiore range di adattabilità.
Cosa diversa è invece la sopportazione da parte dei pesci marini ai nitrati, che può essere anche più alta.
Per la tecnica di funzionamento di un acquario marino vi accenno solamente i due metodi di gestione vasca più diffusi che riprenderemo in seguito:

– Metodo Berlinese (skimmer o schiumatoio e rocce)

DSB (deep sand bed)

 

 

 

Valerio

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Ecco il segreto per allestire il vostro acquario

La prima buona virtù di un acquariofilo è la pazienza!
Spesso e volentieri nel mio lavoro chi allestisce un acquario, vuoi per un compleanno, un regalo o semplicemente il gusto di farlo, si perde tutta una fase della vita dell’acquario, ovvero l’allestimento.
Infatti spesso viene fatto di fretta avendo solo come obiettivo l’aggiunta di pesci, non rispettando spesso e volentieri i tempi biologici di maturazione della vasca.
Punto numero due le PIANTE non portano alghe anzi favoriscono la maturazione del vostro acquario.
Ma veniamo a noi, qualsiasi sostanza organica presente nell’acqua andrà incontro ad un processo di decomposizione, ad opera di batteri che si verranno formare nel nostro sistema , il quale darà come risultati non solamente l’azoto nelle sue varie forme (che andremo a vedere più avanti) ma ad una moltitudine di elementi, fosforo, magnesio, ferro, zinco ecc.. ma questi saranno presenti in concentrazioni esigue.
Ed è per questo che ci concentreremo sul ciclo dell’azoto e i suoi derivati.
Nell’acqua dolce il ciclo dell’azoto è incompleto ovvero, decomposizione della componente organica, Nh4(+)-No2(-)-NO3(-), si ferma al nitrato, che potrà essere eliminato con dei cambi parziali d’acqua (generalmente il 20%).
Le piante aiutano anche in questo ovvero nella eliminazione di tale prodotto di scarto ma soprattutto anche dei prodotti iniziali e intermedi cioè Nh4 e No2 (addirittura consumando meno energia per la loro trasformazione utile al processo crescita).
Quindi in sintesi avremo lo ione ammonio come primo prodotto di scarto che verrà trasformato nel filtro tramite il batterio Nitrosomonas in nitrito, quest’ultimo a sua volta verrà trasformato in No3 dal batterio Nitrobacter.
Ecco l’importanza della maturazione dell’acquario prima dell’inserimento dei pesci, e l’attenzione particolare che si deve avere quando si pulisce il filtro.
Avendo la premura di cambiare la lana (primo strato di filtrazione quando si sporca), sciacquare la spugna con l’acqua dell’acquario del cambio e infine non toccare mai cannolicchi o qualsiasi altro substrato biologico presente.

 

 

Valerio

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Eravamo per voi a Zoomark 2017!

Tutti i negozianti di acquariofilia dovrebbero avere, in primo luogo, la passione per tale hobby.
Quindi ho ritenuto importante partecipare a questo evento, ovvero lo ZOOMARK: una manifestazione dedicata ai negozianti del mondo del pet (in cui rientra anche l’acquariofilia) per la presentazione delle marche più prestigiose con i loro prodotti più innovativi.
Il mezzo padiglione dedicato all’acquariofilia, è la dimostrazione di un mondo che piano piano vuole uscire da una profonda crisi degli anni passati.
Molti acquari allestiti, soprattutto uno in particolare (un acquario quadrato di 2000 litri), allestito interamente con piante rigorosamente vere, anzi possiamo dire che le protagoniste erano proprio loro.
Immaginate questo grosso acquario, con tre lastre da 1,5 cm l’una sopra le altre per uno spessore totale del vetro di 4,5 cm, con una colonna centrale dove va a percolare l’acqua in sump per l’apposita filtrazione (non indifferente), e per mascherare il tutto questa colonna centrale è tutta rivestita da una vegetazione che fuoriesce addirittura fuori dalla vasca, in continuazione, praticamente non si vede la dotazione tecnica della vasca!
L’illuminazione, potentissima, affidata alla vecchia scuola, quindi i “famosi” T5 in una serie infinita di plafoniere.
Opera realizzata dagli Aquascaper di Itau, che sono riusciti a realizzare un’opera d’arte, dovete pensare che ogni lato del quadrato è stato pensato per ricreare di primo impatto un paesaggio completamente diverso dagli altri lati, insomma 4 layout differenti (uno per lato).


Quest’opera dalla quale non sarei mai voluto staccare per la sua bellezza, era attorniata da diversi acquari di acqua dolce e salata, delle ditte presenti con gli stand alla mostra, quindi Tetra, Red Sea con Mantovani, Wave con Croci, Juwel con Acquaristica e tanti altri, di tutte le dimensioni e a tutti i livelli di difficoltà.
Altra chicca di questa esperienza è stata la visita della serra di piante Anubias, più di 4000mq di serra, dove ho potuto vedere tutto il ciclo di produzione delle piante in ogni loro fase.
Ho incontrato parecchi amici/colleghi già conosciuti alla manifestazione di Napoli Acquatica, insomma una bella esperienza.


Noi negozianti dobbiamo assicurare i prodotti migliori ai nostri clienti e falli divertire a tutti livelli di difficoltà sia dolce che marino, con i giusti consigli.
Spero che questa manifestazione possa crescere come i bei tempi dell’acquariofilia oramai passati.
Cerchiamo di aggiornarci il più possibile per voi per noi e per la nostra passione.

 

 

Valerio

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Caldo e acquario: cosa fare per l’evaporazione

Siamo ormai nel pieno dell’estate, e soprattutto al sud ed in particolare in Sicilia, l’acquario diventa un vero e proprio inferno a causa dell’innalzamento delle temperature, arrivando a toccare (e superare) i 30 gradi.
Prima regola dell’acquario, sia esso dolce o marino, in caso di evaporazione di acqua, effettuare il rabbocco con acqua di osmosi, questo vi permetterà di mantenere stabili i vostri valori, parlando di conducibilità nell’acqua dolce e di salinità/densità nel marino.
Più che i pesci, che aumenteranno il loro metabolismo quindi li vedremo molto più attivi e affamati, saranno le piante a soffrire molto l’innalzamento ambientale delle temperature.
Infatti le temperatura ideale per la maggior parte delle piante è di circa 26 gradi, quindi quando si supereranno i 30 gradi avremo una loro sofferenza, con una minore crescita e quindi più spazio e nutrienti disponibili per le odiose alghe.
Anche nel marino la temperatura è molto importante in quanto i coralli da quelli molli, ai duri (lps ed sps), soffriranno con temperature superiori ai 26 gradi, compromettendo tutto l’equilibrio della vasca.


Controllate sempre che il termostato sia tarato, continuando a riscaldare anche superando la temperatura impostata.
Le soluzioni per abbassare le temperature sono principalmente due:


– L’utilizzo di ventole a 12 volts, montate sulla vasca aperta, permettono tramite il loro utilizzo di far scendere la temperatura di 2/3 gradi, ovviamente sia in numero che in dimensioni dovranno essere rapportate alla vasca in questione.
– Nei casi più spinti, come l’acquario mediterraneo (dove gli organismi non resistono a temperature alte), si può pensare di utilizzare un vero e proprio refrigeratore.
Questo è un vero e proprio mini frigo, dove viene impostata una temperatura più bassa,collegato al nostro acquario, andando a pescare, raffreddare e a reimmettere l’acqua trattata.
Uno dei migliori refrigeratori presenti in commercio è sicuramente Teco.
Il refrigeratore verrà acquistato, come potenza, in funzione della dimensione della vostra vasca.


Altro trucchetto per prevenire il surriscaldamento dell’acqua è, nel caso in cui si abbiano i neon, di diminuire il fotoperiodo di qualche ora.
Non ci scordiamo infatti che i neon sia essi t8 o t5, emettono comunque del calore, al contrario dell’ormai sempre più diffuso led, che non riscalda la superficie irradiata se non in minima parte.

 

 

Valerio

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Piantala! 6 cose da sapere sulle tue piante

Negli ultimi anni abbiamo avuto uno sviluppo delle tecnologie e della disponibilità di flora e fauna per l’acquariofilia.


Basti pensare ad uno dei ultimi inserimenti nel mondo delle piante disponibili in acquariofilia, parlando della Bucefhalandra, una pianta facente parte della famiglia delle Cryptocoryne e Anubias, che nonostante la sua difficoltà come esigenze rispetto alle sue sorelle è comunque molto gradita grazie alla sua formazione a grappoli con la possibilità della fioritura, ma non è una pianta adatta a tutti.


La scelta delle piante del vostro acquario deve essere dettata dagli obiettivi che vi ponete ma soprattutto dalla dotazione tecnica che avete a disposizione.


Quando parlo di tecnica mi riferisco alla illuminazione, filtro, eventuale impianto di CO2 e dimensioni e forma della vasca.


Ormai tutte le piante che troviamo nei negozi di acquari hanno delle etichette, dove vengono citate:

  1. Le caratteristiche della specie
  2. Provenienza, livello di difficoltà
  3. Temperatura ottimale minima e massima (ovvero il range di temperatura dove la pianta riesce a espletare correttamente le sue funzioni vitali, respirazione e fotosintesi e scambi con l’ambiente esterno)
  4. La posizione dove conviene piantarla, (primo piano,sfondo o intermedia)
  5. L’esigenza di luce
  6. La difficoltà di coltivazione


Molte informazioni importanti sia per quanto riguarda la loro vita ma anche per una corretta creazione di un biotopo se si sta cercando di farne uno.


Per la scelta controllate che le radici non siano totalmente marce, che la pianta abbia qualche stimolo di crescita andando a vedere i germogli delle foglie nuove, se non avete CO2 evitate le rosse (soprattutto se non avete intenzione di fertilizzare con un integratore di Fe).


Tutti possono creare un paradiso di piante, dal più facile fatto da Anubias e Microsorum (felci) al più difficile con specie molto esigenti Hemiantus, Pogostemon ecc… Aiutando quindi l’equilibrio del nostro acquario.

 

 

Valerio

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Dove è meglio mettere l’acquario?

Argomento molto interessante e direi quasi di tendenza dato lo sviluppo da anno in anno di acquari di design.

La posizione dell’acquario, deve essere in un luogo della casa lontano da fonti di calore, dalla luce solare diretta (per evitare di fare una coltivazione di alghe) e dove ci sia un punto luce.


Facendo tante manutenzioni ai miei clienti mi sono trovato di fronte a quadri elettrici (quindi le prese del nostro acquario) posizionati sia nei posti più assurdi (dove è difficilissimo accedervi, si deve essere contorsionisti) ma soprattutto non puliti con multiprese impilate… insomma molto arrangiato e sopratutto molto pericoloso.


Considerate quindi sempre tutte le prese che andrete ad usare per l’attrezzatura del vostro acquario, quindi: filtro, termostato, luci, eventuale areatore, elettrovalva per la CO2 e qualsiasi altro accessorio vi possa servire.
In modo tale da assicurarsi un quadro elettrico (in questo caso intendo anche una buona ciabatta con tutte le prese necessarie) più sicuro possibile, (addirittura nel marino, dove c’è molta più attrezzatura si interviene nella progettazione con quadri elettrici nel vero senso della parola montati a parete).


Cercate sempre di posizionare le prese non a terra, (spesso e volentieri si interviene sul mobile stesso dell’acquario) in modo tale da stare tranquilli in caso di perdite di acqua più o meno prolungate, che andrebbe inevitabilmente ad intaccare il vostro circuito elettrico facendo azionare il salva-vita quindi in automatico la mancanza di energia elettrica in vostra assenza, con tutte le conseguenze del caso spesso disastrose.


Detto questo andiamo alla vasca, che sia artigianale o commerciale (prodotta da una ditta) cercate sempre forme rettangolari, prediligendo la larghezza e la lunghezza alla altezza.


Fate attenzione alla dotazione tecnica della vostra vasca commerciale, spesso e volentieri ad esempio il prezzo di un filtro basso può essere dettato da una carenza di materiale filtrante prestante (vedi le classiche bio-ball che troviamo spesso in alcuni filtri esterni, assolutamente inutili come funzione biologica ma ottimi come metodo per far precipitare il letto batterico).


E non fatevi ingannare dal design, che spesso e volentieri va in conflitto con l’equilibrio biologico della vostra vasca!


Per non parlare delle creazioni artigianali, con acquari fatti secondo criteri estetici dell’uomo e non considerando minimamente il suo futuro funzionamento…
Ricordatevi una vasca bella è una vasca che funziona e non vi da noie dettate da un suo malfunzionamento.

 

Valerio

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Il prato in acquario!

Quante volte da negoziante, capita di veder entrare in negozio un cliente con la richiesta di fare il suo primo acquario con un bel pratino e qualche albero ricreato in ambiente sommerso.


Da qui si deve però necessariamente andare a spiegare l’AQUASCAPING, ovvero l’arte di riprodurre un paesaggio (come una montagna, un prato con un albero o altro ancora).


Probabilmente grazie alla diffusione dei social dei lavori degli aquascaper, e alcune opere importanti come l’acquario di Takashi Amano a Lisbona, questa tecnica ha preso sempre più piede.
In realtà la realizzazione di un tale acquario, non è proprio semplicissima, in quanto si avrà una gestione possiamo dire “forzata” del nostro acquario e non proprio naturale.


Quindi oltre ad avere una buona base di acquariofilia, si deve avere molta inventiva del fai da te o essere disposti a spendere determinate cifre per prodotti di qualità, come l’illuminazione, il fondo allofano su cui svillupare il nostro progetto e soprattutto una linea di fertilizzazione a colonna adeguata ai risultati che vogliamo.


Regole base:

  • CO2 quasi obbligatoria
  • Utilizzo di acqua di osmosi e eventuali sali minerali specifici
  • Terreno allofano, per facilitare la diffusione del nostro prato essendo più morbido ma soprattutto fertilizzato rispetto al classico quarzo
  • I pesci non saranno i protagonisti anzi solo il contorno


Anche qui, i giusti consigli in funzione della propria dotazione tecnica per avere dei buoni risultati sono fondamentali, quindi affidatevi solo a gente esperta che vi dica anche cosa non mettere oltre a cosa vendervi.

 

Valerio

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Acqua osmotica: come funziona e perché usarla!

Si compra l’acquario si riempe con l’acqua di rubinetto e si inizia con la maturazione del filtro e via…
Beh non è propio così, il 99% degli acquariofili, anche quelli che cercano di documentarsi sul web (nel bene e nel male), non considera mai un fattore molto ma molto importante, ovvero i parametri fisici/chimici della propria acqua.
Ebbene sì, spesso e volentieri una delle cause, che fa fallire l’appassionato alle prime armi nella sua avventura acquariofila, è questa.
Quindi la prima cosa da fare è una analisi chimica dell’acqua che intendiamo usare, per vedere i suoi valori, quindi pH, KH, GH, NO3, NO2, NH3, PO4, Si, Fe, questi sono i principali valori, che possono essere più o meno modificati a nostro piacimento tramite l’utilizzo di resine e di integratori sia naturali che chimici.
Altra cosa da tenere d’occhio però, sia per la salute delle nostre piante che dei nostri pesci è la conducibilità.
Ovvero, la capacità di una soluzione di condurre una corrente elettrica ed è misurata in unità di micro Siemens per centimetro.
I sali disciolti nell’acqua consentono il passaggio della corrente elettrica, quindi un valore alto di conducibilità è indice di una elevata quantità di sali minerali!
Una elevata concentrazione di questi sali, va a compromettere o rendere più difficoltoso l’equilibrio osmotico dei nostri pesci, ma anche delle stesse piante.
Una regola ad esempio per alcuni pesci e tipi di acquario come i Plantacquari è quella di mantenere la conducibilità sui 300 microsiemens.
Attenzione a non scendere nemmeno troppo tale valore, altrimenti andrebbe a mancare il sistema tampone che rende stabile il pH della vasca, con un crollo inevitabile di tale parametro.
Possiamo far scendere la conducibilità con l’acqua di osmosi, ovvero un’acqua filtrata tramite una membrana che ci permette di andare a raccogliere un’acqua che a seconda della quantità e qualità degli stadi del nostro impianto, può andare da 20 microsiemens a 3/4 microsiemens.
Chi tratta vasche di ambiente marino sa benissimo quanto sia importante una buona qualità di osmosi, esistono svariati tipi di impianti, le cartucce che si usano per filtrare l’acqua oltre la membrana (che assume un ruolo centrale in tale impianto) sono diverse:


– Sedimenti

– Carboni

– Resine No3

– Resine Po4


Nel nostro impianto dovremmo considerare la conducibilità di base della nostra acqua di rubinetto, dato che un’acqua troppo dura (ad esempio >1000microsiemens) può accorciare di molto la vita media della nostra membrana, in questo caso si usano degli addolcitori, ovvero dei prefiltri che avranno il compito di dare attraverso l’utilizzo di carboni e resine un grosso abbattimento di tale valore, permetto all’impianto di osmosi di lavorare meglio.
Esistono anche dei post-filtri, ovvero dopo l’impianto di osmosi, nel caso del marino troviamo quello contro i silicati.
Insomma l’acquariofilo ha due modi per avere l’acqua di osmosi, o la compra dal suo negoziante di fiducia, o più semplicemente si può pensare ad un impianto casalingo, tutto dipende dalle quantità di cui abbiamo bisogno.
Usatela e vedrete il vostro acquario cambiare radicalmente!

Valerio

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L’Africa in Acquario: Malawi, Tanganyika e Vittoria.


Sono tre laghi dell’Africa Orientale e tre tra i laghi più grandi del mondo.
Il Tanganyika è il più vecchio con circa 30 milioni di anni, mentre il Vittoria il più giovane con 400 mila anni di storia.
Anche la genesi è diversa per i tre laghi, con il Tanganiyka e il Malawi formatisi nella spaccattura della “Grand Rift Valley” e quindi con origini tettoniche e il Vittoria formatosi in una depressione tra due rami della fossa tettonica africana.
L’acqua è dura e alcalina (ph sopra il 7) particolarmente limpida e cristallina.
Le zone di interesse acquaristico sono principalmente due:


Scogliere rocciose dove la vegetazione è praticamente assente a parte alcune varietà di alghe che rappresentano il nutrimento principale della fauna presente
Fondali sabbiosi dove crescono alcune piante come la Cerathophyllum e Vallisneria


Sicuramente gli acquari in stile Malawi o Tanganyika sono meno stressanti da gestire rispetto a da altre tipologie di acquari più spinti, vedi ad esempio i Plantacquari, senza trascurare il fattore bellezza dei pesci, forse i più belli tra quelli di acqua dolce con colori sgargianti e con un giusto layout dell’acquario e una corretta popolazione in base alla dimensione della vostra vasca, non sarà nemmeno difficile vedere qualche riproduzione.
Possiamo dire in generale che i pesci del Malawi sono generalmente più colorati, tendenzialmente sono incubatori orali (quindi con tutte le cure parentali connesse).
Nel Tanganyika abbiamo meno colore, in più la fauna è caratterizzata dalle forme più diverse, basta vedere alcuni esempi come il Calvus e il Brichardi.
Insomma con le dovute attenzioni e documentazioni sulle specie da ospitare, si possono creare degli acquari belli, che ricreano un biotopo presente in natura e non molto difficile come gestione!

 

Valerio

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CO2 in Acquario… a cosa serve?

L’anidride carbonica è un gas che ci ritroviamo spesso in acquariofilia, sia nel dolce che nel marino, ma cerchiamo assieme di capire il perché!

Nell’acqua dolce la ritroviamo come parte tecnica dedicata principalmente alle piante, e non solo.

La solubilità di tale gas in acqua è infatti molto bassa, in quanto tende a disperdersi dall’ambiente sotto forma gassosa, ed è per questo che noi l’aggiungiamo tramite la micronizzazione di bolle di pura CO2 con dei diffusori specifici, ovvero i cosiddetti micronizzatori della CO2.

L’aggiunta dell’impianto di CO2 viene fatta per lo più ad acquari fortemente piantumati o che hanno la presenza di piante a crescita veloce, in quanto ne favorisce la fotosintesi clorofilliana, che avviene ad opera delle piante acquatiche.

La quantità di CO2 da immettere in un acquario, definita tramite una piccola formula, CO2= 3*kh*10^(7-ph), da questa ne deriva una tabella che dice, in funzione del vostro Kh e Ph, quanti Ppm di co3 andare ad immettere in vasca, nel caso di soluzioni acquose, approssimando la densità dell’acqua 1L/Kg, si ha che 1ppm = 1mg/l.

Ma perchè prendiamo in considerazione Il KH e il pH per la somministrazione della CO2?

Abbiamo detto che nell’acqua la concentrazione di CO2 è tendenzialmente molto bassa, quindi le piante acquatiche nella loro evoluzione hanno imparato ad usare anche i bicarbonati, che quindi presenti in acqua possono funzionare come sorgente di carbonio.

Ecco del perchè dello stretto legame tra pH, KH e CO2.

In più la CO2 ha anche una funzione di carattere chimico ovvero quello di mantenere stabili pH e KH inferiori a 7.

I classici impianti per l’immissione negli acquari sono:

 

  • Bombola CO2 usa e getta da 500gr, con manometro.

  • Bombole ricaricabili generalmente 4/5kg sempre con manometro ma con l’attacco per le bombole ricaricabili

  • Kit fai da te, tramite l’utilizzo di lieviti, acido citrico e quant’altro utilizzando una strumentazione “arrangiata”, funzionano ma sono spesso da manutenzionare e non sono sempre costanti nella emissione.

  • Kit di CO2 tramite elettrolisi, metodo semplice ma diventa quasi impossibile calibrare la quantità di CO2 emessa.

 

Possiamo dire che la CO2 non è obbligatoria in ogni acquario, ma in funzione delle esigenze di alcune se non la maggior parte è necessaria per una corretta crescita andando a sfavorire così eventuali alghe.

 

Piccola parentesi nel mondo del marino, ebbene anche qua nella nostra attrezzatura tecnica possiamo trovare una bombola di CO2, questa volta però la sua funzione non sarà quella di favorire la fotosintesi, ma bensì di andare a sciogliere il carbonato di Ca o direttamente la sabbia corallina per aumentare le concentrazioni di Ca nell’acqua salata, permettendo uno sviluppo omogeneo e sano dei noi coralli se non addirittura aiutarli nella crescita del loro colonia, soprattutto i duri (SPS ed LPS).

 

Insomma l’anidride carbonica è senz’altro importante, e la dotazione tecnica per la sua distribuzione in acquario può essere indispensabile come non utile, in funzione di quello che si vuole dal proprio acquario.

Valerio

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