Il prato in acquario!

Quante volte da negoziante, capita di veder entrare in negozio un cliente con la richiesta di fare il suo primo acquario con un bel pratino e qualche albero ricreato in ambiente sommerso.


Da qui si deve però necessariamente andare a spiegare l’AQUASCAPING, ovvero l’arte di riprodurre un paesaggio (come una montagna, un prato con un albero o altro ancora).


Probabilmente grazie alla diffusione dei social dei lavori degli aquascaper, e alcune opere importanti come l’acquario di Takashi Amano a Lisbona, questa tecnica ha preso sempre più piede.
In realtà la realizzazione di un tale acquario, non è proprio semplicissima, in quanto si avrà una gestione possiamo dire “forzata” del nostro acquario e non proprio naturale.


Quindi oltre ad avere una buona base di acquariofilia, si deve avere molta inventiva del fai da te o essere disposti a spendere determinate cifre per prodotti di qualità, come l’illuminazione, il fondo allofano su cui svillupare il nostro progetto e soprattutto una linea di fertilizzazione a colonna adeguata ai risultati che vogliamo.


Regole base:

  • CO2 quasi obbligatoria
  • Utilizzo di acqua di osmosi e eventuali sali minerali specifici
  • Terreno allofano, per facilitare la diffusione del nostro prato essendo più morbido ma soprattutto fertilizzato rispetto al classico quarzo
  • I pesci non saranno i protagonisti anzi solo il contorno


Anche qui, i giusti consigli in funzione della propria dotazione tecnica per avere dei buoni risultati sono fondamentali, quindi affidatevi solo a gente esperta che vi dica anche cosa non mettere oltre a cosa vendervi.

 

Valerio

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Acqua osmotica: come funziona e perché usarla!

Si compra l’acquario si riempe con l’acqua di rubinetto e si inizia con la maturazione del filtro e via…
Beh non è propio così, il 99% degli acquariofili, anche quelli che cercano di documentarsi sul web (nel bene e nel male), non considera mai un fattore molto ma molto importante, ovvero i parametri fisici/chimici della propria acqua.
Ebbene sì, spesso e volentieri una delle cause, che fa fallire l’appassionato alle prime armi nella sua avventura acquariofila, è questa.
Quindi la prima cosa da fare è una analisi chimica dell’acqua che intendiamo usare, per vedere i suoi valori, quindi pH, KH, GH, NO3, NO2, NH3, PO4, Si, Fe, questi sono i principali valori, che possono essere più o meno modificati a nostro piacimento tramite l’utilizzo di resine e di integratori sia naturali che chimici.
Altra cosa da tenere d’occhio però, sia per la salute delle nostre piante che dei nostri pesci è la conducibilità.
Ovvero, la capacità di una soluzione di condurre una corrente elettrica ed è misurata in unità di micro Siemens per centimetro.
I sali disciolti nell’acqua consentono il passaggio della corrente elettrica, quindi un valore alto di conducibilità è indice di una elevata quantità di sali minerali!
Una elevata concentrazione di questi sali, va a compromettere o rendere più difficoltoso l’equilibrio osmotico dei nostri pesci, ma anche delle stesse piante.
Una regola ad esempio per alcuni pesci e tipi di acquario come i Plantacquari è quella di mantenere la conducibilità sui 300 microsiemens.
Attenzione a non scendere nemmeno troppo tale valore, altrimenti andrebbe a mancare il sistema tampone che rende stabile il pH della vasca, con un crollo inevitabile di tale parametro.
Possiamo far scendere la conducibilità con l’acqua di osmosi, ovvero un’acqua filtrata tramite una membrana che ci permette di andare a raccogliere un’acqua che a seconda della quantità e qualità degli stadi del nostro impianto, può andare da 20 microsiemens a 3/4 microsiemens.
Chi tratta vasche di ambiente marino sa benissimo quanto sia importante una buona qualità di osmosi, esistono svariati tipi di impianti, le cartucce che si usano per filtrare l’acqua oltre la membrana (che assume un ruolo centrale in tale impianto) sono diverse:


– Sedimenti

– Carboni

– Resine No3

– Resine Po4


Nel nostro impianto dovremmo considerare la conducibilità di base della nostra acqua di rubinetto, dato che un’acqua troppo dura (ad esempio >1000microsiemens) può accorciare di molto la vita media della nostra membrana, in questo caso si usano degli addolcitori, ovvero dei prefiltri che avranno il compito di dare attraverso l’utilizzo di carboni e resine un grosso abbattimento di tale valore, permetto all’impianto di osmosi di lavorare meglio.
Esistono anche dei post-filtri, ovvero dopo l’impianto di osmosi, nel caso del marino troviamo quello contro i silicati.
Insomma l’acquariofilo ha due modi per avere l’acqua di osmosi, o la compra dal suo negoziante di fiducia, o più semplicemente si può pensare ad un impianto casalingo, tutto dipende dalle quantità di cui abbiamo bisogno.
Usatela e vedrete il vostro acquario cambiare radicalmente!

Valerio

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L’Africa in Acquario: Malawi, Tanganyika e Vittoria.


Sono tre laghi dell’Africa Orientale e tre tra i laghi più grandi del mondo.
Il Tanganyika è il più vecchio con circa 30 milioni di anni, mentre il Vittoria il più giovane con 400 mila anni di storia.
Anche la genesi è diversa per i tre laghi, con il Tanganiyka e il Malawi formatisi nella spaccattura della “Grand Rift Valley” e quindi con origini tettoniche e il Vittoria formatosi in una depressione tra due rami della fossa tettonica africana.
L’acqua è dura e alcalina (ph sopra il 7) particolarmente limpida e cristallina.
Le zone di interesse acquaristico sono principalmente due:


Scogliere rocciose dove la vegetazione è praticamente assente a parte alcune varietà di alghe che rappresentano il nutrimento principale della fauna presente
Fondali sabbiosi dove crescono alcune piante come la Cerathophyllum e Vallisneria


Sicuramente gli acquari in stile Malawi o Tanganyika sono meno stressanti da gestire rispetto a da altre tipologie di acquari più spinti, vedi ad esempio i Plantacquari, senza trascurare il fattore bellezza dei pesci, forse i più belli tra quelli di acqua dolce con colori sgargianti e con un giusto layout dell’acquario e una corretta popolazione in base alla dimensione della vostra vasca, non sarà nemmeno difficile vedere qualche riproduzione.
Possiamo dire in generale che i pesci del Malawi sono generalmente più colorati, tendenzialmente sono incubatori orali (quindi con tutte le cure parentali connesse).
Nel Tanganyika abbiamo meno colore, in più la fauna è caratterizzata dalle forme più diverse, basta vedere alcuni esempi come il Calvus e il Brichardi.
Insomma con le dovute attenzioni e documentazioni sulle specie da ospitare, si possono creare degli acquari belli, che ricreano un biotopo presente in natura e non molto difficile come gestione!

 

Valerio

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